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Protesto di assegno scoperto: le possibili soluzioni

Si può incappare in un protesto di assegno scoperto quando non viene effettuato il pagamento o non vi sono abbastanza soldi sul conto corrente per coprire i titoli di credito emessi. Si tratta di un problema molto serio che non bisogna mai sottovalutare, poiché rischia di sfociare in spiacevoli controversie legali di difficile risoluzione.

Capire come muoversi in queste situazioni è molto importante, per tale ragione è bene avere piena consapevolezza sia dei propri diritti, che degli oneri previsti dalla legge. È altresì cruciale poter fare affidamento su figure esperte nelle suddette casistiche, perché solo loro possono indirizzare il soggetto verso le procedure più adeguate.

 

Cosa si intende nello specifico con protesto

Secondo la legge, si definisce protesto quell’atto formale tramite il quale un pubblico ufficiale (sia esso un notaio, un segretario comunale, eccetera) denuncia il mancato pagamento o l’accettazione negativa di un titolo di credito. Nella fattispecie si parla di:

  • assegni (bancari, postali, circolari e non trasferibili);
  • vaglia cambiali e pagherò (cioè promesse di pagamento entro una data ben definita);
  • tratta (una particolare tipologia di cambiale che impone ad un soggetto il pagamento ad un terzo per conto di colui che crea il titolo).

Ci si ritrova in presenza di un protesto di assegno (o assegno protestato) qualora venga avviato un procedimento secondo le normative vigenti, la cui finalità è quella di attestare l’effettivo mancato pagamento. Le motivazioni per cui i titoli di credito non trovano risoluzione possono essere svariate, ma nella maggior parte dei casi è a causa di un deficit di fondi.

Quando un assegno non viene saldato nelle tempistiche previste, il titolare riceve una notifica (tramite telegramma o raccomandata) che contiene il cosiddetto avviso di levata. È in questo momento che si avviano ufficialmente sia la procedura di protesto tramite l’iscrizione del caso nel Registro Informatico della Camera di Commercio, che il preavviso di revoca.

Dalla ricezione della comunicazione, chi ha emesso il titolo ha 60 giorni per saldare il proprio debito. Se riesce a coprire gli oneri imputatigli entro la suddetta data, allora se la cava con l’addebito degli interessi legali, delle spese di protesto e di una penale del 10% dell’importo (legge 386/90).

Il titolare deve quindi mobilitarsi tempestivamente per risolvere la questione e non incorrere nelle limitazioni previste dalla legge. Qualora si dovessero superare i termini imposti, infatti, potrebbero esserci gravi conseguenze da cui è molti complesso uscire.

 

Quali sono le ripercussioni per un protesto di assegno non saldato?

Come si è detto, non riuscire a saldare il proprio debito entro i 60 giorni di preavviso può portare a situazioni molto spiacevoli che per essere risolte richiedono l’intervento di figure esperte, capaci e competenti. Ma cosa succede nello specifico?

Se trascorso il termine previsto il titolare non ha provveduto a corrispondere la cifra richiesta, allora scatta quello che si definisce blocco CAI. Tale procedura prevede l’inserimento del nominativo nell’Elenco Protestati del C.A.I. (Centrale Allarme Interbancaria sezione C.A.P.R.I. e A.S.A.) dove rimarrà per  5 anni, anche nel caso di pagamento postumo.

Oltre ad un danno per la propria immagine personale, la suddetta iscrizione comporta anche la revoca degli affidamenti esistenti e dell’autorizzazione ad emettere assegni da qualunque banca. È prevista poi una sanzione pecuniaria che cambia a seconda dell’entità dell’assegno scoperto:

  • per importi fino a 10.000 euro, si va da 516 euro a 3.098 euro;
  • per titoli superiori a 10.000 euro, la multa va da 1.032 euro a 6.197 euro.

Insomma, il protesto di un assegno non deve MAI essere sottovalutato in nessun caso.

 

Cancellazione e riabilitazione presso il Tribunale

Nonostante la drammatica situazione che può venirsi a creare a causa di un assegno scoperto, è importante sapere che non tutto è perduto. Esistono infatti delle procedure che permettono al titolare di riabilitare il proprio nome, nonché la rispettiva credibilità creditizia nei confronti del fisco e degli istituti di credito.

Prima di procedere con l’illustrazione dei suddetti metodi, però, è necessario ricordare che essi non possono essere messi in pratica immediatamente. Per legge, infatti, è necessario attendere almeno un anno dalla ricezione della notifica di levata di protesto per poter richiedere la cancellazione dello stesso.

Bisogna altresì rispettare delle condizioni ben definite per rendere valida l’istanza. Innanzitutto è richiesta l’estinzione del debito originario nella sua totalità, nonché l’assenza di ulteriori protesti maturati durante il periodo di diffida. L’altro requisito fondamentale è l’ottenimento della riabilitazione del Tribunale nella provincia di residenza.

Quest’ultimo punto in particolare riveste un’enorme importanza, poiché è quello che garantisce la cancellazione definitiva del protesto da qualunque database esistente. In base alle Lgs. 108/96 e 235/2000, e all’art. 17 c.6/bis, infatti, “l’assegno protestato in seguito alla riabilitazione protesti è come se non fosse mai avvenuto”.

Una volta esaminata la richiesta e verificato che tutti i punti sopra citati siano stati soddisfatti, il responsabile dirigente dell’ufficio protesti competente provvederà a cancellare i dati del soggetto entro e non oltre 20 giorni dalla data di presentazione. In questo caso non si deve quindi  attendere  5 anni affinché venga eliminata anche la levata di protesto dagli archivi e sarà come se il protesto non sia mai avvenuto per legge 235/200 art. 16 c.6/bis).

 

I consigli utili per gestire al meglio un protesto

L’articolo spiega in maniera esauriente quanto sia rischioso sottovalutare il protesto di un assegno scoperto. Prima di emettere qualsivoglia titolo di credito è quindi consigliabile assicurarsi che il conto corrente sia coperto e che non vi siano altre anomalie.

Nel malaugurato caso in cui si finisse per essere segnalati però non bisogna disperare. La cosa migliore da fare è rivolgersi immediatamente a dei professionisti del settore, come studi legali o tributari che sappiano mettere in campo la giusta strategia.

Un valido esempio di ciò è Broker Associati & Partners, che opera nel settore dal 2007 e può fregiarsi di aver risolto con successo oltre 12.000 casi. Le figure messe a disposizione hanno tutte competenze specifiche e una lunga esperienza pregressa, sia in ambito bancario che legale, nonché una spiccata attenzione per il CREDITO  e i suoi continui aggiornamenti.

Insomma, non si può trovare un aiuto migliore quando si tratta di problematiche legate alla gestione finanziaria. Per ulteriori informazioni si invitano gli interessati a visitare il portale internet riportato al link presente in questo paragrafo.

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